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Riconoscendo al fumo, oltre all’appagamento del piacere dei sensi, anche un valore estetico, di non trascurabile importanza, ho sempre pensato “al fumare” come a un significativo complemento della difficile arte del “Vivere Elegante”. Sigari, pipa e sigarette hanno ciascuno un loro momento e contesto ideale per essere fumati e godono tutti di uno straordinario numero di affascinanti accessori.

L’assioma nettezza, unità e armonia con cui Balzac definisce l’essenza dell’eleganza trova, nei gesti e nell’uso degli accessori di un fumatore, un immediato riconoscimento. Il fumo inteso come parte del “Vivere Elegante” ha le sue rigorose e imprescindibili regole, venute meno le quali il fumatore cade nel baratro del ridicolo che è sempre spiacevole e scostumato.

Un angolo dedicato al fumo nella mia residenza romana.

A differenza della pipa e delle sigarette, l’Avana, per il suo alto costo, si è identificato, prima di diventare un oggetto di moda e “alla moda”, con l’immagine del successo e del potere. Le stesse confezioni cubane, per almeno due secoli, si sono contraddistinte per i disegni barocchi ricchi di fregi e figure ispirate al lusso, alla potenza e alla ricchezza. Non dimentichiamo l’uso dell’oro zecchino nelle impressioni tipografiche delle scatole e degli anelli. Immagini di imperatori, re, aristocratici e figure mitologiche hanno arricchito l’iconografia de sigaro cubano fino ai nostri giorni.

Preziosi anelli antichi con effigi di monarchi e personaggi dell’aristocrazia. La personalizzazione degli anelli fa parte della tradizione cubana. Ai grandi del passato sono stati spesso dedicati formati e marche.

Il motivo di tutto questo è rintracciabile nel fatto che l’oggetto è stato per diversi secoli ad appannaggio esclusivo di pochi, poiché, almeno fino alla Prima guerra mondiale o, se preferiamo, fino alla rivoluzione industriale, le ricchezze erano prevalentemente riservate alla nobiltà e alla classe borghese più evoluta e dotta.

Il grande ministro inglese Winston Churchill è forse il personaggio più celebrato nell’universo del sigaro.

Insomma, il suo blasone di nobiltà il sigaro cubano se lo è conquistato grazie alla lunga convivenza con re e monarchi della vecchia Europa. I produttori di Avana avevano così un mercato chiaramente definito per esclusività, ricercatezza e competenza nel sapere riconoscere la qualità. Finché la ricchezza è rimasta prevalentemente un’esclusiva della società colta e raffinata che per educazione e innata sensibilità sapeva riconoscere la bellezza, l’eleganza e la qualità, non c’è stato certo bisogno di pubblicità, marketing, né tanto meno di guide con punti, stelle o baguette. Gli oggetti, come le opere artistiche, erano spesso direttamente commissionate dagli acquirenti. Come sostiene Giancarlo Maresca, era una realtà esattamente opposta all’odierna: era più difficile produrre che vendere. Delle origini così blasonate spiegano il perché, a cominciare dall’inizio del secolo scorso, l’Avana si è poi convertito anche nell’odiosa immagine dell’opulenza e del- l’arroganza; si pensi alla classica caricatura della propaganda anticapitalista che raffigurava il ricco industriale come un signore grasso, in frac, cilindro e sigaro in bocca.

Un ulteriore degrado della figura del fumatore di sigari è stato poi creato dal cinema americano, con lo stereotipo del gangster con il cappello Borsalino in testa, l’abito gessato e l’immancabile sigaro Avana stretto tra i denti.

LA GUERRA AL FUMO E LA DIFESA DEL DIRITTO AL LIBERO ARBITRIO

Noi fumatori occidentali viviamo un periodo di imbarazzante scomodità grazie all’accanimento dei nostri legislatori in una delle più isteriche campagne proibizioniste. Lo stato “genitore”, preoccupato della salute dei suoi figli incoscienti, si veste di una nuova, subdola, forma di autoritarismo, mascherato da un atteggiamento di preoccupato interesse per la salute della collettività terrorizzando tutti, con la complicità dei mass media, sul pericolo mortale del fumo, dei pit-bull, delle polveri sottili, del cibo grasso, degli alcolici, del sesso, del buco dell’ozono, degli acari ecc. ecc.

Ho sentito dire, da più di un fumatore di sigari, che l’attuale legge sul fumo, in vigore in molti paesi occidentali, non ha modificato nulla nelle abitudini dei fuma- tori del cosiddetto “fumo lento”, in quanto questi ultimi erano comunque già da tempo mal tollerati nei ristoranti e nei bar. Non sono assolutamente d’accordo: questa legge estremista e punitiva ha purtroppo modificato il costume molto e molto più di quanto si prefiggesse lo stesso legislatore. Per chi, come chi scrive, il fumo ha anche un valore estetico, questa assoluta proibizione di fumare in luoghi chiusi ha cancellato in un attimo coreografie a cui eravamo abituati da almeno tre secoli! Cos’è la hall di un grande albergo, un club, un casinò, un pub, una sala da tè senza i fumatori comodamente seduti in poltrona a fumare un sigaro, una pipa o una sigaretta E quei magnifici, immensi, comodi posacenere d’ottone che erano sparsi un po’ dappertutto? E le graziose signorine che giravano sorridenti nei casinò e nei ristoranti con al collo il cabaret con sigarette e sigari?

È un mondo, un’epoca, un modo di intendere il piacere che sta scomparendo; è questo che mi addolora molto di più del sacrificio, si fa per dire, di non frequentare più i locali pubblici dove il fumo è interdetto. Continuo a pensare che i legiferatori vogliono negarci il “sacrosanto diritto” concessoci dal Padreterno al libero arbitrio!

La lotta senza compromessi intrapresa nei confronti di tutti i fumatori, quasi in ogni parte del pianeta, merita questa riflessione: gli esseri umani sono oggi disposti ad accettare continuamente in televisione, come nella vita reale, miserie, sfruttamenti, abusi pedofili, massacri di ogni tipo, ma non sopportano chi sta bene ed è capace di godere di momenti di benessere e relax fumando tranquillamente un sigaro, una pipa o una sigaretta.

Esiste, però, una convinzione condivisa da molti fumatori: forse è vero che il fumo danneggia la salute fisica, ma il fumo di qualità gratifica immensamente lo spirito. Sono, infatti, innumerevoli le opere letterarie, scientifiche e filosofiche che sono maturate nelle menti di chi stringeva tra le labbra un nobile Avana!

GLI AVANA SONO I MIGLIORI SIGARI DEL MONDO!

Il sigaro cubano, chiamato, non a caso, Puro nei paesi di lingua castigliana, a Cuba si chiama semplicemente Tabaco, come a Reggio Emilia e Parma chiamano Formaggio il Parmigiano Reggiano. La qualità delle foglie è senza dubbio il frutto di un dono, che qualche divinità volle destinare in esclusiva a questa piccola isola caraibica.

Un momento del paziente lavoro del torcedor. Nelle foto si riconosce bene il montaggio del Capote. E’ davvero uno spettacolo osservare il meticoloso lavoro dei torcedores cubani. Le mani di questi artisti del tabacco forgiano con cura i nostri preziosi Avana.

Se così non fosse non sarebbero stati fallimentari tutti gli innumerevoli tentativi, effettuati dopo la rivoluzione, di riprodurre le foglie cubane, piantando gli stessi semi in altri paesi, alle stesse latitudini delle migliori regioni cubane, con le medesime condizioni climatiche. Repubblica Domenicana, Honduras, Nicaragua, Tampa, per citare le più famose, sono i territori dove si tenta, da anni, di produrre sigari di qualità.

Da più di cinquant’anni esperti agronomi, coltivatori di foglie e ottimi torcedores, molti di nazionalità cubana, hanno provato a produrre sigari che potessero somigliare ai grandi Avana. Gli anni infelici della produzione cubana tra il 1996 e il 1999, causati da una eccessiva produzione e dalla perdita, da parte delle fabbriche, di numerosi esperti torcedores, hanno favorito la nascita di nuove marche di sigari, confezionati in altri paesi, generando, in molti produttori, l’illusione che si potesse vincere la competizione con i sigari cubani, ma così non è stato. Marche prestigiosissime come Davidoff e Dunhill hanno presentato al mercato sigari dall’aspetto magnifico, bellissime fasce, tiraggio perfetto, packaging esclusivo, ma lontani anni luce dal sapore, dalla forza e dal carattere dei nobili Avana.

Ho più volte sostenuto che anche il peggior Avana, confezionato senza cura, anche se contraffatto, se non presenta problemi di tiraggio, vince la competizione rispetto a qualsiasi altro sigaro non cubano. Molti anni fa, a una giornalista che mi domandava un parere sulle produzioni di sigari non cubani risposi: «Per me esistono solo gli Avana! Dopo gli Avana c’è il nulla e dopo il nulla gli altri sigari».

Ne sono oggi ancora più convinto! Infatti, da quando si è creata la nuova società cubano-ispanica, poi divenuta cubano ispanica-anglosassone, e soprattutto da quando Habanos Sa. ha rinunciato al progetto di aumentare la produzione annuale di sigari fino ai duecentocinquanta milioni di pezzi, la qualità dei sigari offerti sul mercato è tornata al livello che il loro rango impone. Le regole sono dettate, ahimè, come sempre, dal mercato; la cultura del fumo subisce da anni un attacco feroce e incondizionato da parte delle autorità e dei mass media e questo ha senza dubbio ridotto nel mondo la domanda in generale di qualsiasi prodotto legato al fumo. Ciò, tuttavia, ha qualche risvolto positivo: il produttore può puntare sulla competizione qualitativa e non quantitativa. Ma resto convinto che per i sigari cubani non esiste problema di concorrenza! Gli Avana possono competere solo con loro stessi!

GLI AVANA SONO PREZIOSI COME GIOIELLI

Preziosi come gioielli perché elargiscono piacere. Gioielli perché acquistano valore nel tempo. Già qualche anno fa Christie’s, a New York, vendeva all’incanto 154 lotti di sigari cubani, alcuni dei quali furono aggiudicati a cifre davvero interessanti.

 
Il faticoso lavoro dei contadini cubani, qui siamo alla raccolta delle foglie.

Un esempio: una scatola di Davidoff Dom Pérignon da 25 pezzi fu comprata per 14.500 dollari. La stessa confezione si poteva acquistare, fino alla fine degli anni Ottanta, al Duty Free dell’aeroporto di Madrid, a circa 16.000 pesetas! Sempre Christie’s, questa volta a Hong Kong, nello stesso anno batté i Dunhill Cabinet a 5.800 dollari. Straordinario!

Anche l’accessoristica legata al sigaro Avana è stata ed è ancora oggi un’ottima testimonianza del rispetto di cui sin dai tempi del Re Sole ha goduto il sigaro cubano; portasigari da tasca in oro, argento, tartaruga, corno e pelli pregiate, humidor costruite con i legni più pregiati, fino alle faraoniche Maturing Room (stanze di maturazione del sigaro) che sono ambienti, anche domestici, dove si possono custodire e conservare centinaia di scatole. Posacenere, tagliasigari, accendisigari, pennelli, spazzole e altro completano l’attrezzatura preziosa spesso indispensabile per accudire e fumare gli Avana.

Queste opere d’arte, questi preziosi oggetti di culto e desiderio, amati da re e comuni mortali, devono, non potendo vivere in eterno come i diamanti, morire bruciando, donando l’anima a chi li fuma, anima che si converte in fumo, fumo azzurro, fumo intenso, fumo profumato ricco di aroma e sapore. Dopo aver regalato minuti, ore per i formati più grandi, di piacere intenso, avendo donato al fumatore uno stato umorale di- steso e soddisfatto, avendo reso l’eventuale conversazione del fumatore tranquilla e distaccata, avendo gratificato tutti i sensi, si lascia abbandonare, per morire da solo nel posacenere, ormai trasfigurato dalla sua primitiva bellezza. Per quanto mostruoso appaia il suo epilogo, non così triste è il suo destino, poiché resterà ancora vivo, fulgido e indimenticabile nella memoria di chi lo ha fumato. Per tutto questo ho dichiarato di recente, in una intervista rilasciata a Bernard Condon, giornalista della rivista «Forbes»: «Non sono sicuro dell’esistenza di Dio, ma se esiste sono sicuro che fuma sigari Avana!».

Spesso i fumatori di Avana conservano gli anelli dei migliori sigari fumati. È una forma
di rispetto e un modo per non dimenticare il piacere che ci hanno dispensato.