Da Davidoff scopriamo che due simboli della Femminilità in senso assoluto fumavano sigari Avana. Ma avete mai visto una foto di Grace Kelly o Liz Taylor con un Avana tra le labbra? È anche vero che sto parlando di donne che hanno vissuto, ancora, in un periodo in cui esistevano significative differenze nei gusti e nelle abitudini tra maschi e femmine. Ma come ho già scritto, la società occidentale si orienta oggi verso l’appiattimento dei ruoli e l’omologazione dei gusti e delle abitudini. Non cedono, per il momento, il mondo orientale e quello arabo che restano ancora alquanto fedeli alle loro tradizioni. Tornando alle signore e agli Avana: vale veramente la pena rinunciare alla propria femminilità pur di seguire un fenomeno di moda? L’Avana è un fumare forte. Il sapore, l’aroma e la forza sono stati tarati, per secoli, su palati maschili avvezzi, per abitudine, a piatti grassi e saporiti, a vini rossi corposi e tannici, a superalcolici ecc. ecc. I palati femminili dovrebbero essere educati a sapori e aromi più delicati. Esiste poi, in una prospettiva squisitamente estetica, un problema non indifferente per la donna fumatrice, legato alla gestualità, alla scelta del formato, alle dimensioni delle sue dita e, cosa più importante, al contesto.
Una donna attenta, elegante, con un po’ d’animo “pin up” che abbia maturato il piacere dell’Avana, ma che paventi di apparire un simulacro di George Sand con sigaro tra le labbra e atteggiamento spavaldo e mascolino, deve essere molto attenta a come e cosa fumare.
A questo proposito, ricordo un episodio accadutomi pochi anni fa durante il Festival de la Habano al ristorante “El Ajive” a La Habana. Ero seduto a capotavola con un gruppo di amici fumatori, a diversi tavoli di distanza vedevo muoversi in modo strano un grosso Avana, forse un Doble Corona o un Churchill. Ma l’amico che mi sedeva di fronte mi occultava la visuale completa del fumatore bizzarro. Questo sigaro era mosso con grandissima sensualità, vedevo vagamente il profilo seminascosto del fumatore, ma osservavo perfettamente il sigaro che veniva fumato tenuto in bocca per pochi secondi, completamente rivolto con il piede verso l’alto, quasi in verticale rispetto al tavolo. È difficile spiegare quanta grazia ed eleganza aveva quella mano che brandiva il sigaro. Mi convinsi che il fumatore potesse essere solo una donna. Rimasi quindi con la curiosità di scoprirne l’identità a cena conclusa; ma mentre al nostro tavolo i commensali erano ancora impegnati nel desinare, la comitiva della fumatrice lasciò il ristorante, così mi apparve per pochi attimi l’incredibile creatura che si svelò in tutta la sua bellezza ed eleganza: una donna bionda, somigliante a Sharon Stone, forse anche più bella! «Mio Dio!» esclamai, e coinvolgendo il mio tavolo, composto di soli uomini, aggiunsi: «Allora esistono ancora le Donne?!». Ebbi l’onore di conoscere questa dea dell’Olimpo pochi giorni dopo, durante la cena di gala del Festival. Aggiungo solo che indossava un semplicissimo vestito di seta, indovinate di che colore? Color tabacco! La divina creatura accompagnava il mio amico Frank Nisemboim, altro grande interprete, non a caso, della nobile arte del “Vivere Elegante”.
Se le nostre Divine vogliono avvicinarsi al sigaro, è bene che sappiano che per loro le regole del savoir faire sono molto più rigide e difficili da seguire. Solo alle donne dotate di grande femminilità e stile il fumare un sigaro può conferire ulteriore charme al loro fascino, ma, ripeto, non è facile!
Indubbiamente per le mani femminili sono più adatti i formati di calibro piccolo o i panatela. Non possiamo peraltro trascurare che il sigaro sia di fatto un simbolo fortemente fallico, questo comporta un ulteriore handicap per la donna che non voglia apparire ridicola o peggio volgare. Nessun gesto della mano o della bocca dovrà mai, neanche lontanamente, ricordarne il forte simbolismo. Il sigaro sarà tenuto tra l’indice e il pollice e, a seconda della sua lunghezza, si dovranno poggiare i polpastrelli delle altre dita. Altra forma di fumare il sigaro, molto femminile, consiste nel tenerlo fermo, comunque con il pollice e le altre dita contrapposte, ma con la mano rovesciata. Quest’ultima forma possiede una indubbia valenza più sensuale. Le signore dovrebbero evitare il modo di fumare più maschile che tiene il sigaro tra indice, pollice e medio.
Comunque è sempre apprezzabile quando le donne nutrono interesse per l’universo maschile. Sono molte le donne alle quali ho insegnato come tagliare e accendere bene un Avana da porgere, poi, al loro fortunato amore, accompagnato da quell’espressione di soddisfazione, tipico delle donne, quando sono felici di prendersi cura del proprio uomo. Sin dall’adolescenza mi sono ispirato, nella scelta delle compagnie femminili, alle parole di Nietzsche che forse ha fornito il miglior modello del ruolo femminile, indubbiamente in una prospettiva squisitamente maschile, il grande filosofo le definiva “il riposo del guerriero”.
Credo che si evinca senza difficoltà dal mio scritto, che non sono particolarmente favorevole a vedere le donne fumare gli Avana, e meno che mai la pipa. Ma sappiamo che esse sono state per secoli le vittime predilette della pubblicità e delle mode, non è quindi facile dissuaderle. Sembra, oggi, che la maggioranza delle donne occidentali si sia convinta che per raggiungere la parità sessuale con l’uomo vadano sacrificati rossetto e guepiere. Che peccato! Per fortuna esistono delle minoranze che non rinunciano al proprio ruolo prototipico! E se queste ultime traggono piacere dal fumo del sigaro, sarebbe bene che si ispirassero, nel loro modo di fumare, a quelle splendide figure che erano le donne anni Venti, tipo Marlene Dietrich, che aspiravano sigarette gingillando lunghi bocchini.