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Sono convinto che il Piacere ha regole molto precise; il raggiungimento stesso dell’estasi necessita di estremo rigore. Ovviamente mi riferisco solo ai piaceri che si raggiungono senza alterare lo stato di coscienza. Solo le personalità più fragili e suggestionabili, povere di entusiasmo e passione, ricorrono all’alcol ed agli stupefacenti che sono false scorciatoie verso l’oblio. Compromettere le funzioni cerebrali, a volte anche in modo irreversibile, è una forma di suicidio morale, un’autoaggressione che nulla ha a che vedere con il Piacere con la “P” maiuscola, raggiunto attraverso l’educazione e la disciplina dei sensi. La cultura dominante di  quest’epoca dedica attenzione prevalentemente all’immagine e alla salute fisica. Nessuna sensibilità verso quell’universo di piaceri, prevalentemente maschili, legati al gusto del vestire, della caccia, della pesca, della cucina, dell’arte, della lirica, delle armi, della guerra, della seduzione, dell’eleganza e dell’onore.

Si sono persi i ruoli dei nonni e dei maggiordomi, figure esemplari che, per secoli, sono stati i custodi fedeli dell’antica arte del “Vivere Elegante”. Stile di vita che si tramandava, come un vangelo non scritto, attraverso quel linguaggio indelebile che è il buon esempio.

Il “Vivere Elegante” significa coltivare la propria sensibilità e cultura del piacere al fine di seguire quei suggerimenti esemplari che il padre di Gabriele D’Annunzio rivolgeva al figlio: «Fa’ della tua vita un’opera d’arte!», «Fa’ di te stesso un’isola!». Fare della propria vita un’opera d’arte significa vivere la vita cercando di dominarla. Ciò è possibile soltanto a condizione di nutrire la propria personalità con esperienze significative ed emozioni intense, evitando di lasciarsi condizionare, per quanto possibile, dalle influenze delle mode e delle abitudini del vivere convenzionale. E se riusciva difficile allo stesso D’Annunzio, che pure ha vissuto nei primi anni del Novecento quell’epoca straordinaria in cui il buon gusto e l’educazione erano cultura diffusa e condivisa, immaginiamo le notevoli difficoltà che deve affrontare oggi l’uomo che ambisce al “Vivere Elegante”.

Viviamo un’epoca contraddittoria e confusa, in cui il cattivo gusto, la maleducazione e la mortificazione del bello sembrano per i più l’essenza della libertà e dell’autoaffermazione, mentre l’educazione e il buon gusto vengono vissuti soltanto come fardelli di un passato oppressivo e bigotto.

Il primo segnale negativo della decadenza della cultura del piacere è stato il progressivo disgregarsi dell’identità maschile a cui accennavo sopra. Nel momento in cui, e questo è successo, grazie a Dio, solo nel mondo occidentale, l’uomo ha perso le proprie prerogative, la società si è orientata verso “l’unisessualismo” dove il maschile e il femminile non presentano più le rispettive caratteristiche e peculiarità. Se gli attori principali dell’infinita commedia della vita attenuano le loro differenze, ovvero le calamite che generano l’attrazione, ciò che viene penalizzato è senza dubbio il piacere più istintuale, quello più intenso e appagante: il piacere dell’eros!

Il “Vivere Elegante” coinvolge l’uomo a trecentosessanta gradi in tutta la sua esistenza. È una strada a senso unico. Una volta imboccata è impossibile tornare indietro. Significa perdersi nella contemplazione della bellezza, in qualsiasi forma si manifesti. Riguarda il modo di vestire, di nutrirsi, i suoni, gli aromi, gli amici che si frequentano e le donne con cui si condividono le gratificazioni del sesso. Nessun piacere si vive appieno se non è inserito in un contesto adeguato.

Come Honoré de Balzac, sono convinto che la Bellezza e la Bontà abbiano una forma sola, contrariamente al Brutto e al Cattivo che ne hanno infinite. Le cose più belle e preziose possono perdere la loro lucentezza se contaminate da gesti, parole o accostamenti umilianti. Il sigaro Avana, come una berlina Bentley, un motoscafo Riva, un orologio Ulysse Nardin, esprime la profondità del proprio significato solo quando è a proprio agio, inserito cioè in un contesto di gesti, parole e atteggiamenti armoniosamente legati in uno stile. Mortificare con qualsiasi eccesso di confidenza l’autorità che a queste cattedrali del gusto proviene dalla lunga e intensa frequentazione di grandi uomini, non si tradurrà, come alcuni sembrano credere, in disinvoltura, ma risulterà la spinta fatale che getta nell’abisso dell’approssimazione.

Il modo di fumare il sigaro Avana, per esempio, influenza significativamente la qualità del gusto e del sapore, ma rivela anche le doti morali o le miserie culturali del fumatore. Tutti gli oggetti carichi di storia e tradizione, se trattati come meritano, sono il complemento perfetto del “Vivere Elegante”. Viceversa, possono divenire l’espressione del peggiore, irritante, cattivo gusto.

Per quanto riguarda il proprio stile, posso affermare di essere convinto che vada costruito in base ai propri bisogni e interessi personali. Chiunque ambisca a praticare la difficile arte del “Vivere Elegante” deve necessariamente sapere che cosa, nella vita, lo interessa e lo appaga veramente. Sono convinto che un certo pubblico maschile, già maturo, sicuramente apprezzerebbe e condividerebbe le mie opinioni, mentre i più giovani potrebbero trovare qualche spunto interessante su cui riflettere.

Consapevole di quanto, per alcuni, le mie considerazioni sulla vita possano apparire mere esagerazioni o fanatiche manie, insisto nel non perdere occasione per ribadirle.